I miracoli di Gesù

(122)

Molti miracoli nei pressi di Ippo (da 450.3 a 450.10)


"Sei vecchia ormai. Sella! Rassegnati!" le dicono con una pietà mista a un lieve sprezzo e a un palese trionfo quelle che passano con il seno gonfio di maternità o con i poppanti attaccati alle floride mammelle.
"No!| Non lo dite! Egli ha fatto risuscitare i morti! Non potrà dar vita alle mie viscere?"
"Largo! Largo! Fate largo alla mia madre malata" grida un giovane che sorregge le stanghe di una improvvisata barella retta, dall'altro lato, da una fanciulla molto afflitta. Sulla barella è una donna ancor giovane ma ridotta a scheletro giallognolo.
"Bisognerà dirgli dell'infelice Giovanni. Mostrargli il luogo dove è. E' il più infelice di tutti, perchè lui, lebbroso, non può andare cercando il Maestro..." dice un autorevole vecchione.
"Prima noi! Prima noi! Se si inoltra verso Ippo è finita. Quelli della città lo prendono per loro e noi si resta come sempre indietro."
"Ma che avviene là? Perchè gridano così le donne, là sulla riva?"
"Perchè sono stolte!"
"No. Gridano a festa! Corriamo..."
La via è un fiume di popolo che si incanala verso il greto del lago e del torrente, là dove Gesù e i suoi sono rimasti bloccati dai primi accorsi. Gli "Ahs-Ahs-il-il-lèee" delle donne si fanno ancor più trillanti e acuti, mescolati ai forti osanna degli adulti.
Gesù è letteralmente sopraffatto nonostante la sua statura. Gli apostoli fanno di tutto per fargli largo. Ma si! Le discepole con Maria al centro sono separate dal gruppo apostolico. Il bambino, fra le braccia di Maria d'Alfeo, piange spaurito. E il suo pianto fa convergere sul gruppo delle discepole l'attenzione di molti, e c'è il solito bene informato che dice: "Oh! c'è anche la Madre del Rabbi e le madri dei discepoli...."
"Quali? Quali sono?"
"La Madre è quella pallida e bionda vestita di lino, e le altre quelle vecchie che hanno una un bambino e l'altra quel cesto sul capo."
"E il bambino chi è?"
"Il figlio, eh! Non sentite che chiama mamma?"
"Figlio di chi? Della vecchia? Non può essere!"
"Della giovane. Vedi che vuole andare da lei?"
"No. Il rabbi non ha fratelli. Lo so di sicuro."
Delle donne sentono, e mentre Gesù, muovendosi a fatica, riesce a raggiungere la barella dove è la malata portata dai figli e la guarisce, si dirigono a Maria, curiose. Ma una non è curiosa. Una si prostra ai suoi piedi dicendo: "Per la tua maternità abbi pietà di me" ed è la sterile.
"Maria si curva e le dice: "Che vuoi, sorella?"
"Esser madre.... Un bambino! Uno solo! Sono odiata perchè sterile. Io credo che tuo Figlio possa tutto, ma ho una fede tanto grande in Lui che penso che per essere nato da te ti abbia fatta santa e potente come Lui. Ora io te ne prego... per le tue delizie di madre te ne prego: fammi feconda. Toccami con la tua mano ed io sarò felice..."
"La tua fede è grande, donna. Ma la fede va data a chi ne ha il diritto: a Dio. Vieni dunque dal mio Gesù...." e la prende per mano chiedendo con grazia pressante di poter passare sino a raggiungere Gesù.
Le altre discepole la seguono nella scia che si apre fra la gente e così le donne accorse verso Maria, e intanto chiedono a Maria d'Alfeo chi è il piccolo che tiene alto sulla folla.
"Un bambino che la madre non ama più. Ed egli è venuto a cercare amore dal Rabbi..."
"Un bambino che la madre non ama più!?!"
"Hai sentito, Susanna?"
"Chi è questa iena!"
"Ohimè! Ed io che spasimo per non averne! Da', da' che mi baci almeno una volta un figlio!...." e Sella, la sterile, strappa quasi dalle braccia di Maria d'Alfeo il piccino e se lo stringe al cuore mentre cerca di seguire Maria, già separatasi da lei, nell'attimo che Sella ha abbandonato la mano di Maria per prendere il piccolo.
"Gesù, ascolta. Vi è una donna che chiede grazia. E' sterile..."
"Non disturbare il Maestro per lei, donna, Le sue viscere sono morte" dice uno che non sa di parlare alla Madre di Dio. E poi, confuso del suo sbaglio di cui viene avvertito, cerca farsi piccino e scomparire mentre Gesù risponde a lui e alla supplice insieme dicendo: "Io sono la Vita. Donna, ti sia fatto ciò che chiedi" e posa per un attimo la mano sul capo di Sella.
"Gesù! Figlio di Davide, abbi pietà di me!" grida il cieco di prima, che lentamente è giunto presso la folla e dai margini di essa getta il suo grido di invocazione.
Gesù, che aveva il capo chino per ascoltare le parole di supplica di Sella, rialza il volto e guarda verso il punto da dove, sincopata come il grido di un naufrago, viene la voce del cieco.
"Che vuoi che Io ti faccia?" grida.
"Che io veda. Sono nelle tenebre."
"Io sono la Luce. Voglio!"
"Ah! vedo! Vedo! Di nuovo vedo! Lasciatemi passare! Che io baci i piedi del mio Signore!"
"Maestro, hai guarito tutti qui. Ma c'è un lebbroso in una capanna fra il bosco. Ci prega sempre di portarti a lui..."
"Andiamo! Suvvia! Lasciatemi andare. Non vi fate del male! Io sono qui per tutti... Su, fate largo. Nuocete alle donne e ai bambini. Non parto già. Resto domani e poi sarò nella regione per cinque giorni. Mi potrete seguire, se volete..."

(......... portano Gesù da Giovanni, il lebbroso....)

"Lo guarirai?" chiedono in molti.
"E lo chiedete? Ho pietà dei peccatori, ma che avrò per un giusto? Ma è forse lui che viene? Là, fra quei cespugli..."
"Certo è lui. Ma che vista hai mai, Signore! Noi sentiamo fruscio ma nulla vediamo..."
Anche il fruscio cessa. Tutto è silenzio e attesa...
Gesù è bene in luce, solo, un poco avanti perchè si è avanzato sino al masso dove sono deposte delle provviste; gli altri, nella penombra di alcuni alberi, scompaiono confondendosi ai tronchi e ai cespugli della sodaglia. Anche i bambini tacciono o perchè assonnati in braccio alle madri o perchè spauriti del silenzio, dei sepolcri, delle bizzarre ombre che trae la luna dalle piante e dalle rocce.
Ma il lebbroso deve vedere, dal suo nascondiglio, e vedere bene. Vedere l'alta e solenne persona del Signore, tutto bianco nel bianco della luna, bellissimo. Gli sguardi stanchi del lebbroso certo si incrociano con lo sguardo splendente di Gesù. Che linguaggio uscirà da quelle pupille divine, larghe, fulgide come stelle? Che, dalla bocca disserrata su un sorriso d'amore? Che dal cuore, soprattutto dal cuore del Cristo? Mistero. Uno dei tanti misteri fra Dio e le anime nei loro rapporti spirituali. Certo il lebbroso capisce perchè grida: "Ecco l'Agnello di Dio! Ecco Colui che è venuto a sanare tutto il dolore del mondo! Gesù, Messia benedetto, Re nostro e nostro Salvatore, pietà di me!"
"Che vuoi? Come puoi credere nello Sconosciuto e vedere in Lui l'Atteso? Che sono Io per te? L'Ignoto..."
"No. Tu sei il Figlio del Dio vivente. Come lo so e lo vedo? Non so. Qui, dentro di me, una voce ha gridato: <Eccolo l'Atteso! E' venuto a premiare la tua fede>. Ignoto? Sì. Nessuno ha noto il volto di Dio. Perciò sei <l'Ignoto> nella tua apparenza. Ma il Noto sei per la tua Natura, per la tua Realtà. Gesù, Figlio del Padre, Verbo incarnato e Dio come il Padre. Ecco chi sei, e io ti saluto e ti prego, credendo in Te."
"E se Io non potessi nulla e la tua fede andasse delusa?
"Direi che ciò è volontà dell'Altissimo e continuerei a credere e ad amare, sperando sempre nel Signore."
Gesù si volge alla folla che ascolta il dialogo sospesa, e dice: "In verità, in verità vi dico che quest'uomo ha la fede che smuove le montagne. In verità, in verità vi dico che la vera carità, fede e speranza, si provano nel dolore più che nella gioia, benchè l'eccesso di gioia sia talora rovina ad uno spirito informe ancora. Facile è credere ed essere buoni quando la vita non è che un placido, se non gioioso, scorrere di giorni uguali. Ma colui che sa persistere nella fede, speranza e carità, anche quando malattie, miserie, morti, sventure lo fanno solo, abbandonato, sfuggito da tutti, e non è facile dire: <Sia fatto ciò che l'Altissimo crede utile per me>, in verità costui non solo merita aiuto da Dio, ma, Io ve lo dico, nel Regno dei Cieli è pronto un posto e non conoscerà sosta nella purgazione, perchè la sua giustizia ha annullato ogni debito della vita passata. Uomo, Io te lo dico: <Va' in pace, che Dio è con te!>" Si volge nel dirlo e tende le braccia verso il lebbroso, lo attira quasi con il suo atto, e quando è ben vicino, ben visibile, ordina: "Voglio! Sii mondato!...." e sembra che la luna deterga e trasporti via, col suo raggio d'argento, le pustole, le piaghe, i noduli e le croste della orrenda malattia.
Il corpo si ricompone e modella in sanità. E' un vecchio, dignitoso, ascetico nella sua magrezza colui che, reso edotto del miracolo dai gridi osannanti della folla, si curva a baciare il suolo non potendo toccare Gesù è alcun uomo prima del tempo prescritto dalla Legge.